Contenuti

Revisione scientifica a cura di:
Martin Gschwender
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Revisione scientifica a cura di:
Martin Gschwender
Cosa sono i batteri intestinali e perché sono importanti?
Per batteri intestinali, come suggerisce il loro stesso nome, si intendono tutti i batteri che vivono nel nostro intestino. Questi microbi vivono soprattutto nell’intestino crasso, ovvero nella sezione lunga circa 1,5 metri, posta tra l’intestino tenue e l’intestino retto.
I ricercatori hanno scoperto fino a 2.000 diversi tipi di batteri nell’intestino. In ogni caso, di questi, in media, solo tra 100 e 300 diverse specie vivono in un unico individuo. Insieme a virus, funghi e archei (per la stragrande maggioranza batteri) formano un delicato ecosistema all’interno dell’intestino, denominato microbiota intestinale o flora intestinale
Questi batteri però non si limitano a supportare il processo digestivo, bensì fanno molto di più. Intervengono su numerose funzioni dell’organismo, ad esempio sul nostro sistema immunitario, sulla salute della nostra pelle e perfino sul nostro umore e sulla nostra psiche.
Tra i settori d’intervento finora più conosciuti rientrano:
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Digestione e assunzione di sostanze nutritive: non appena il cibo viene predigerito dallo stomaco e trasportato più avanti lungo il tratto digerente, i batteri intestinali assaltano il ricco bottino. Agevolano il processo di digestione svolto dall’intestino, scomponendo i componenti degli alimenti che il nostro organismo non riuscirebbe altrimenti a scindere autonomamente. A tale riguardo vengono aiutati dagli enzimi, che essi stessi producono, per ridurre carboidrati complessi, grassi e proteine.
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Sistema immunitario: molte persone associano il sistema immunitario e le sue prestazioni al sistema linfatico. Ciò che la maggior parte di noi non sa è, però, che circa il 70% dell’intero sistema immunitario si trova nell’intestino o che la difesa immunitaria parte dall’intestino. Qui si trovano, infatti, l’80% delle cellule del plasma, responsabili della produzione degli anticorpi. Una flora intestinale equilibrata interagisce con questa “fabbrica immunitaria” in modo differente. Aiuta, ad esempio, a tenere in allenamento il sistema immunitario affinché distingua tra batteri utili e batteri nocivi. In questo modo garantisce un efficace riconoscimento delle infezioni.
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Protezione dagli agenti patogeni: la superficie dello strato di muco è densamente abitata da batteri vivi. Nonostante la superficie enorme, pari a circa 32 metri quadrati, qui si scatena una vera e propria lotta per la conquista dello spazio limitato. Questo è importante anche perché, nel momento in cui i batteri intestinali buoni si diffondono il più possibile all’interno del tratto digerente, occupandolo completamente, rendono difficile agli agenti patogeni e alle sostanze estranee insediarsi. Già soltanto con la loro presenza numerica riducono il rischio di infezioni.
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Produzione di vitamine e altri legami: i batteri intestinali possono contribuire a migliorare la biodisponibilità di micronutrienti e vitamine. Sorprendentemente, sono viceversa anche in grado di contribuire al bilancio vitaminico e di produrre, ad esempio, le vitamine K e alcune vitamine B. Non solo: riescono anche a produrre composti come gli acidi grassi a catena corta (ad esempio, butirrato), che hanno un effetto benefico sulla salute dell’intestino.
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Regolazione dell’umore e del cervello: incredibile ma vero: l’intestino è in stretto rapporto di scambio con il cervello. Questo collegamento è talmente importante che gli è stato perfino attribuito un nome: l'asse intestino-cervello. L’intestino dispone peraltro di un proprio sistema nervoso, ragione per cui è spesso denominato ‘secondo cervello’. Entrambi gli organi si scambiano tra loro informazioni tramite vie di comunicazione ormonali e neuronali. I batteri intestinali hanno pertanto un filo diretto con la centrale operativa del corpo umano. Alcune conformazioni del microbiota sono già state collegate con il nostro umore e perfino con stati d’animo e forme di depressione. Alcuni scienziati sostengono addirittura che il cervello possa essere considerato come la sede distaccata dell’intestino.
Quali batteri vivono nell’intestino?
Il microbiota ospita innumerevoli tipi di batteri differenti, come i lattobatteri e i bifidobatteri. Insieme, formano il cosiddetto microbiota intestinale, detto comunemente anche flora intestinale. La maggior parte è costituita da batteri, ma fanno parte di questo ecosistema anche virus, funghi e archei (batteri primitivi che in ogni caso vengono conteggiati come una specie propria).
Tutti si trovano tra loro in un delicato rapporto di equilibrio. Anche se il microbiota umano presenta strutture caratteristiche, la composizione individuale dei batteri individuali è unica ed esclusiva per ogni singola persona, esattamente come un’impronta digitale. La composizione di questo “cocktail” dipende da fattori, quali alimentazione, stile di vita, influssi geografici e climatici, salute, ma anche fattori genetici.
Dato che sono già state scoperte parecchie migliaia di specie batteriche che si trovano a proprio agio nel nostro intestino, è quasi impossibile avere un quadro completo di tutti i microscopici abitanti di quest’organo. Tra i più diffusi rientrano tuttavia i seguenti:
Bifidobatterio: i bifidobatteri sono i più noti tra i batteri che popolano il nostro intestino. Spesso sono contenuti negli integratori alimentari probiotici, dato che favoriscono la salute intestinale e il sistema immunitario.
Lattobacillo: i lattobacilli fanno parte delle specie dei “firmicutes” e il loro nome si deve alle loro proprietà di produzione di acido lattico. L’acido lattico, all’interno del microbiota intestinale, crea un ambiente acido, che ostacola la crescita di molti germi patogeni. Insieme ai bifidobatteri, rientrano tra le tipologie più frequenti, utilizzate nei cosiddetti probiotici.
Batteroidi: gli abitanti più diffusi dell’intestino. I batteroidi sono una specie batterica che contribuisce notevolmente alla scomposizione del cibo ingerito ed è fondamentale per l’importante produzione degli acidi grassi a catena corta.
Attinobatteri: alla specie degli attinomiceti appartengono, tra gli altri, anche i bifidobatteri. Sono tra i batteri più ricchi di varietà. Sono una fonte da cui si ricavano i principali antibiotici utilizzati al giorno d’oggi.1
Escherichia coli: spesso chiamati anche colibatteri, sono una specie batterica molto variegata. Anche se noti per causare gravi infezioni, si tratta nella maggior parte dei casi di ceppi di batteri innocui che contribuiscono alla digestione, alla produzione di vitamine e all’assorbimento di nutrienti.
Akkermansia muciniphila: questi batteri intestinali si comportano come ‘animali da pascolo’ all’interno del nostro intestino, perché si nutrono di strati di mucosa, più precisamente denominati ‘mucine’, presenti sull’epitelio intestinale. In tal modo contribuiscono alla regolare rigenerazione della barriera di muco della mucosa intestinale.
Ruminococcus: questi batteri sono responsabili del lavoro più pesante. Rivestono un ruolo importante nel metabolismo delle fibre indigeribili, poiché scindono i carboidrati complessi in acidi grassi a catena corta. Sono un componente essenziale per l’approvvigionamento energetico del corpo.
Perché una flora intestinale sana è fondamentale per il sistema immunitario?
La flora intestinale è un partner ideale del nostro sistema immunitario. Riveste un ruolo essenziale nella regolazione e nel supporto del sistema immunitario, operando su più livelli:
- Il microbiota intestinale è in un rapporto di reciproco scambio con il sistema immunitario associato all’intestino – detto brevemente GALT (dall’inglese: gut associated lymphoid tissue). Circa l’80% delle cellule del plasma, responsabili della produzione degli anticorpi, si trovano nell’intestino. La flora intestinale allena il sistema immunitario a identificare e affrontare i pericoli per poter reagire il più rapidamente possibile in casi gravi. Non appena penetrano intrusi nel nostro organismo, i batteri presenti nell’intestino inviano segnali alle cosiddette cellule dendritiche, innescando una lotta attiva contro gli agenti patogeni.
- Un microbiota equilibrato fa già sì che, a livello puramente fisico, i germi patogeni abbiano difficoltà ad insediarsi. Più i batteri intestinali utili si sentono a proprio agio, più aumentano e non lasciano più sufficiente spazio agli agenti patogeni per espandersi. Un numero di “alleati” così elevato, inoltre, non lascia cibo a disposizione per i germi estranei. In tal modo il rischio di infezioni viene ridotto al minimo.
- Contemporaneamente, i batteri di un microbiota sano, grazie ai prodotti della loro metabolizzazione (ad esempio, l’acido lattico) creano un ambiente con un valore di pH ideale. Questo ambiente di norma è leggermente acido e crea pertanto le condizioni di vita sfavorevoli per i germi estranei, che prediligono di solito valori di pH differenti.
- I batteri intestinali sono in grado di produrre sostanze che hanno un influsso positivo sul sistema immunitario. Da un lato, come abbiamo visto, eseguono il metabolismo dei carboidrati in acidi grassi a catena breve, che possono avere un effetto antinfiammatorio. Dall’altro, un microbiota sano produce in modo autonomo alcune vitamine, tra cui ad esempio la vitamina K e vitamine del gruppo B, che possono contribuire al normale funzionamento del sistema immunitario.
- Anche la regolazione delle reazioni allergiche rientra tra le funzioni immunitarie. In alcuni studi è stato constatato che il microbiota delle persone affette da allergie presentava evidenti alterazioni. Se i batteri all’interno dell’intestino sono tra loro in armonia, viene tenuto a bada anche il rischio di eccessive reazioni di difesa in presenza di sostanze normalmente innocue (come avviene in caso di allergia). In particolare, i bifidobatteri e i lattobacilli stimolano le cellule T regolatrici del nostro sistema immunitario, che rivestono un ruolo fondamentale nella prevenzione delle reazioni allergiche.2
- Già nei primi anni di vita l’interazione tra batteri intestinali e cellule immunitarie determina i meccanismi di difesa, con effetti decisivi sul sistema immunitario che si protrarranno per tutta la vita. Gli scienziati ritengono che il nostro stile di vita sempre più igienico, a volte perfino sterile, non consenta più una corretta stimolazione e un adeguato allenamento del nostro sistema immunitario nei primi anni di vita.
Per tutti questi motivi, la flora intestinale è indispensabile per le nostre varie funzioni immunitarie. Supporta una certa risposta immunitaria, impedisce reazioni eccessive del sistema di difesa e riduce il rischio di infezioni e infiammazioni. Se si manifestano segni di un sistema immunitario indebolito, questo può essere indice di qualcosa che non va nel microbiota.
In che modo i batteri intestinali nocivi possono compromettere la salute?
Se l’equilibrio dell’intestino viene meno, per cui il numero e/o la varietà dei batteri intestinali, ad esempio, diminuiscono o la struttura si modifica a favore dei germi patogeni, gli esperti parlano di una cosiddetta disbiosi. A fronte del ruolo chiave della flora intestinale per la nostra intera salute, uno squilibrio di questo tipo può influire anche sul nostro benessere generale e manifestarsi con vari disturbi.
Per questo è importante prendersi cura attivamente dell’equilibrio del microbiota. I batteri intestinali nocivi possono manifestarsi nel seguente modo:
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Infezioni: senza controdifesa, i germi patogeni presenti nell’intestino provocano infezioni. Spesso queste si manifestano in malattie diarroiche, in certi casi perfino in intossicazioni alimentari o infezioni intestinali con germi problematici come Clostridioides difficile (in precedenza denominato: Clostridium difficile).
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Infiammazioni: la mancanza delle proprietà antinfiammatorie di un microbiota sano può creare i presupposti per un ambiente che favorisce le infiammazioni. Di conseguenza, questo riveste un ruolo negli stati come la sindrome del colon irritabile, ma può anche favorire malattie infiammatorie intestinali croniche (morbo di Chron, colite ulcerosa).
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Problemi di digestione: i batteri intestinali nocivi possono compromettere la funzione primaria dell’intestino, ovvero la digestione. I sintomi possono variare da diarrea, difficoltà di digestione (che si manifesta con la presenza di residui di cibo non digeriti nelle feci) o malassorbimento (cattivo assorbimento dei nutrienti da parte della mucosa intestinale). Esperimenti condotti sui topi hanno dimostrato, inoltre, che la diarrea indotta artificialmente sviluppa una disbiosi. In tali casi, non solo la varietà dei ceppi batterici risultava notevolmente ridotta, ma i germi patogeni avevano assunto il comando.3
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Lesioni della barriera intestinale: la parete intestinale umana è composta da tre strati: il microbiota come strato superiore, lo strato di muco come strato intermedio e l’epitelio intestinale (detto anche barriera intestinale) come strato più profondo. Microbiota, strato di muco ed epitelio intestinale sono tra loro in stretto rapporto di scambio e si influenzano reciprocamente. Se gli agenti patogeni prendono il sopravvento, la barriera può subire danni (cosiddette microlesioni), attraverso i quali gli agenti patogeni possono penetrare nella circolazione sanguigna (vedi grafico). Si parla in questo caso di sindrome dell’intestino permeabile (sindrome del leaky gut). Possibili conseguenze sono svariati disturbi, che vanno dalla sensazione di affaticamento fino al mal di schiena.
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Carenze di vitamine e micronutrienti: se il microbiota viene “scombussolato”, possono insorgere carenze vitaminiche e nutrizionali che hanno conseguenze su più livelli: anzitutto, si riduce l’assunzione (= assorbimento) di queste sostanze nutritive e, in secondo luogo, diminuisce la capacità della flora intestinale di produrre vitamine autonomamente e contribuire pertanto al bilancio vitaminico. In casi estremi possono manifestarsi sintomi di carenze.
Malattie favorite da una flora intestinale alterata
Il microbiota intestinale è coinvolto in talmente tanti aspetti della nostra salute che un suo squilibrio può manifestarsi con i sintomi e i disturbi più disparati. Molti di questi, addirittura, non verrebbero mai associati all’intestino. Questo squilibrio del microbiota intestinale è denominato, in termini scientifici, disbiosi. Negli ultimi anni la ricerca scientifica è riuscita a identificare la disbiosi come (con)causa di sempre più sintomi di patologie e malattie a lungo considerate di origine misteriosa.
Tra queste rientrano, ad esempio, le seguenti:
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Problemi di sovrappeso: molte persone sembrano poter mangiare tutto ciò che desiderano, mentre altre alla sola vista di una torta aumentano di qualche chilo sui fianchi. Anche se si tratta di una voluta esagerazione, esistono davvero enormi differenze nel modo in cui le persone ingrassano. Il fatto che il sovrappeso sia colpa della disbiosi causata dai batteri intestinali nocivi è stato dimostrato in modo impressionante tramite osservazioni effettuate su coppie di fratelli gemelli, uno dei quali era magro e l’altro in sovrappeso. Dall’analisi del loro microbiota è emerso che le coppie di gemelli presentavano nette differenze nella sua composizione. Per stabilire se la differenza nel microbiota potesse essere o meno una possibile causa della diversa conformazione fisica delle coppie di fratelli gemelli, è stato effettuato un esperimento trasferendo il microbiota di questi soggetti su topi di laboratorio tramite trapianto fecale. E si è avuta la conferma: a parità di razione di cibo, i topi che avevano ricevuto il microbiota del soggetto in sovrappeso ingrassavano in modo nettamente superiore rispetto a quelli che avevano ricevuto il microbiota del soggetto magro.4
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Allergie: un’allergia è una reazione eccessiva del sistema immunitario a una sostanza normalmente innocua. Per capire in che modo la flora intestinale danneggiata può agire davvero sull’insorgenza di allergie è importante sapere che il microbiota intestinale è in stretto rapporto di scambio con il sistema immunitario. Circa il 70% delle difese immunitarie hanno sede nell’intestino, per cui una disbiosi può anche determinare una risposta immunitaria alterata agli antigeni, ovvero alle sostanze estranee presenti nel corpo.5
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Psoriasi e neurodermite: in una procedura analoga, l’organismo orienta i propri meccanismi di difesa non contro sostanze provenienti dall'esterno, bensì contro sé stesso. Si parla in questo caso di malattia autoimmune. Tra le manifestazioni più frequenti rientrano le malattie cutanee come la psoriasi e la dermatite atopica, detta anche neurodermite. Desquamazioni cutanee, arrossamenti di origine infiammatoria e prurito intenso sono tra i sintomi più fastidiosi, lamentati dalle persone colpite. Il collegamento tra microbiota e condizioni della pelle è detto anche asse intestino-cute.6
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Umore e rendimento: batteri intestinali e umore o rendimento sono concetti che, a prima vista, sembrerebbero non avere nessun denominatore comune. Eppure, esiste un nesso: l’asse intestino-cervello. L’intestino e il cervello, infatti, si “parlano” in continuazione. In ogni caso, comunicano tramite percorsi neurali e vie ormonali. Buona parte della serotonina, l’ormone del buonumore, viene secreta dall’intestino. Se è presente una disbiosi, spesso anche la produzione di serotonina risulta alterata, con conseguenti ripercussioni di vasta portata sulle nostre sensazioni emotive. Non solo: se è presente una sindrome dell’intestino permeabile (leaky gut syndrome), per cui agenti patogeni e tossine riescono a entrare nella circolazione sanguigna, le difese immunitarie funzionano alla massima intensità causando un notevole dispendio energetico. Per questo le persone colpite si sentono rallentate, costantemente stanche e spossate.
- Sindrome del colon irritabile (RDS / IBS = Irritable Bowel Syndrome): diarrea, dolori addominali, flatulenze o stipsi – questi sono i sintomi con cui chi soffre di sindrome del colon irritabile ha a che fare tutti i giorni. In genere, i dolori compaiono a ondate e all’improvviso, il che causa notevole stress a livello emotivo. Recenti studi spiegano il collegamento tra sindrome del colon irritabile e disbiosi in questi termini: un microbiota alterato può causare un danneggiamento della barriera intestinale o una sindrome del leaky gut. Agenti patogeni e sostanze nocive superano perciò in modo incontrollato la barriera intestinale e irritano il sistema nervoso enterico retrostante. Questo è causa dei tipici sintomi.
Supportare la flora intestinale in modo mirato
Dato che la flora intestinale riveste un ruolo decisivo per il nostro benessere, è fondamentale supportarla in modo mirato per prevenire le varie ripercussioni di una disbiosi. Ecco alcuni esempi di aspetti su cui è possibile intervenire.
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Alimentazione: la nostra alimentazione è di fondamentale importanza per la qualità del microbiota. Ciò che mangiamo, diventa ovviamente fonte di nutrimento per i nostri batteri intestinali. Per questo è importante adottare un’alimentazione varia ed equilibrata, ricca di vitamine, sali minerali e fibre, possibilmente povera di acidi grassi saturi e zuccheri. Gli alimenti probiotici, ovvero quelli contenenti batteri vivi, possono essere importanti integratori per un’alimentazione sana. In ogni caso è importante sapere che questi integratori apportano spesso solo un numero molto ridotto di ceppi batterici a un microbiota potenzialmente danneggiato e non possono di norma essere somministrati in numero elevato in questa modalità. Inoltre, nella dieta non dovrebbero mai mancare alimenti prebiotici, che forniscono sostanze nutrienti che servono come fonte di cibo per la flora intestinale. Ne parleremo in dettaglio più avanti.
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Assunzione responsabile di antibiotici: gli antibiotici, nel secolo scorso, hanno segnato una svolta in medicina nella lotta alle infezioni potenzialmente letali. Eppure, la loro efficacia è al tempo stesso benefica e nociva, poiché non fanno distinzione tra batteri “buoni” e batteri “nocivi”. Vengono perciò sì eliminati gli agenti patogeni, ma anche buona parte del microbiota in diverse zone del corpo. Una disbiosi è pressoché inevitabile dopo l’assunzione di antibiotici. Per ridurre il più possibile gli effetti negativi, è indispensabile utilizzare questi farmaci in modo oculato, previa consultazione del proprio medico, e limitarsi rigorosamente alla posologia raccomandata per evitare la formazione di resistenze.
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Gestione dello stress: lo stress fa male non soltanto a noi, ma anche ai batteri del nostro intestino, soprattutto quando raggiunge livelli cronici. Lo stress non è affatto facile da eliminare. Puoi però provare a tenere sotto controllo l’eccessiva sollecitazione mentale, ad esempio integrando esercizi di respirazione, yoga o meditazione nella tua vita quotidiana, per rimanere più rilassato nei periodi più impegnativi. Il tuo intestino ti ringrazierà.
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Evitare abitudini non sane: il fatto che l’eccessivo consumo di alcolici e di tabacco non abbia effetti positivi sulla nostra salute è noto a tutti. Alcuni studi hanno dimostrato che questi due vizi sono collegati a una riduzione del numero e della varietà dei batteri intestinali. Pensando alla salute del tuo intestino, dovresti perciò almeno limitarne il consumo. Inoltre, uno stile di vita sano con tanto movimento mantiene “in forma” anche il microbiota.
In sintesi, oltre a uno stile di vita sano, è importante, anzitutto, ridurre al minimo i fattori che possono causare uno squilibrio dei batteri intestinali e, in secondo luogo, reintrodurre le giuste colture per ripristinare l’equilibrio perduto. Riguardo a questi due importanti provvedimenti, che puoi adottare facilmente di persona, parleremo in maggiore dettaglio più avanti.
Il ruolo dei prebiotici nel supporto dei batteri intestinali utili
Il nostro intestino non è in grado di utilizzare alcuni componenti della nostra alimentazione; ciò non significa, però, che non siano preziosi per i batteri del nostro intestino. Le fibre indigeribili, infatti, servono ai microbi buoni come “fonte di cibo”. Dato che aiutano a creare i requisiti ottimali per la crescita dei batteri “probiotici”, vengono chiamati prebiotici. Esistono due motivi precisi per cui i prebiotici dovrebbero essere parte integrante della nostra alimentazione:
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Stimolazione della crescita di batteri utili: come accennato, i prebiotici, presenti in molti tipi di verdure, sono un’eccellente fonte di cibo per il microbiota. Una flora intestinale “ben nutrita” si moltiplica in modo ottimale e garantisce che i germi indesiderati non abbiano più spazio per proliferare. La crescita di batteri importanti, come ad esempio bifidobatteri e lattobacilli, trae vantaggio da un’alimentazione ricca di sostanze prebiotiche. Un piccolo contributo per prevenire una disbiosi tramite la riduzione del numero e della varietà di batteri intestinali utili.
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Aumento della produzione di acidi grassi a catena corta: i batteri intestinali iniziano il processo di fermentazione delle fibre indigeribili, si creano acidi grassi a catena corta, ad esempio acido butirrico (butirrato), acido acetico (acetato) o acido propionico (propionato). Le proprietà energetiche, antinfiammatorie e immunomodulatorie agiscono, a loro volta, positivamente sulla salute dell’intestino in generale.
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Miglioramento della funzione della barriera intestinale: funzione importante degli acidi grassi a catena corta consiste, inoltre, nel rafforzare la barriera intestinale, che oltre a proprietà immunologiche svolge anche una funzione filtrante essenziale e protegge l’intero organismo dall’ingresso di agenti patogeni e tossine. Il cosiddetto butirrato, secondo gli studi, contribuisce in modo decisivo al miglioramento della funzionalità di una barriera intestinale, poiché funge soprattutto da fonte di energia per le cellule epiteliali della mucosa intestinale.
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Miglioramento dell’assunzione di sali minerali: alcuni prebiotici fanno addirittura un passo in più, poiché non servono solo come alimento per il microbiota. Gli oligosaccaridi indigeribili, ad esempio, possono migliorare la biodisponibilità di sali minerali come il calcio, che è tra l’altro importante per la preservazione della densità ossea.7
- Regolazione del metabolismo: proprio a fronte del crescente numero di persone affette da diabete, tutti dovrebbero adottare una dieta ricca di prebiotici. Alcuni studi hanno dimostrato che le fibre indigeribili influiscono positivamente sul metabolismo, in particolare sulla glicemia, ovvero sui livelli di zuccheri nel sangue. Questa può stabilizzarsi e contribuire idealmente a ridurre al minimo il rischio di diabete di tipo 2 e altre malattie metaboliche. In ogni caso, i ricercatori fanno notare che non esistono ancora dati affidabili sul dosaggio e sulla durata del consumo con cui ottenere questo effetto.8
L’aspetto positivo: i prebiotici sono contenuti in molti alimenti gustosi e possono perciò essere facilmente integrati nella dieta quotidiana, ad esempio parallelamente al consumo di preparati probiotici. Tra questi rientrano, tra gli altri, prodotti a base di cereali integrali, frutta a guscio, frutta e verdura.
Probiotici per rafforzare la salute dell’intestino
Curare la salute con la somministrazione di batteri è un principio che era già noto nell'antica Cina. Il celebre medico Ge Hong già nel IV secolo d. C. aveva intuito l’importanza dell’intestino per il benessere. Per trattare i suoi pazienti, ricorreva a un metodo decisamente poco allettante, ma che precorreva decisamente i tempi: il trapianto fecale. Somministrava, infatti, ai malati le feci umane di persone sane per via orale.
Il principio del trapianto fecale, oggi denominato trasferimento di microbiota fecale (=FMT), è sopravvissuto fino ai giorni nostri. La procedura moderna di FMT avviene ora in modo molto più igienico: tramite capsule o per endoscopia. Si tratta di una procedura “d’eccezione” in medicina, utilizzata per malattie molto specifiche e pertanto anche come “terapia sperimentale individuale”.
Di conseguenza, a tale riguardo il supporto con un probiotico idoneo, in aggiunta alle suddette possibilità, può essere utile per supportare la flora intestinale. In questo modo si cerca di imitare il microbiota intestinale umano, apportando in modo mirato ceppi batteri specifici, attentamente selezionati, in concentrazione elevata.
Definizione
i cosiddetti probiotici (dal greco “pro” e “bios”, ovvero “per la vita”) sono preparati contenenti batteri vivi o vitali. Sono di norma disponibili in capsule o sotto forma di polvere sfusa.
È importante informarsi in modo approfondito prima di procedere all'acquisto. Un ottimo preparato si riconosce facilmente acquisendo dimestichezza con alcuni criteri di qualità:
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Varietà: molti prodotti contengono solo alcuni, se non addirittura un solo ceppo batterico. Il microbiota naturale, però, è molto più variegato. Presta attenzione all’elevata varietà. A titolo indicativo dovrebbero essere presenti almeno 50 ceppi.
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Molteplicità: controlla il numero di unità formanti colonie (UFC), che fornisce informazioni riguardo al dosaggio. I produttori seri riportano questo valore in modo trasparente sulla confezione. Più è alto, meglio è! I preparati con valori di UFC di alcuni milioni sono solo una goccia nell’oceano in presenza di una disbiosi.
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Specificità del ceppo: non sono importanti solo la varietà e il numero dei batteri, ma anche la loro sapiente selezione. Presta attenzione all’indicazione della specificità dei ceppi, che si riconosce in una combinazione di lettere e cifre dopo il nome (ad esempio, B. bifidum AL77). Analogamente ai gemelli, anche ceppi batterici strettamente imparentati, nonostante il patrimonio genetico prevalentemente identico, possono differire sostanzialmente tra loro a livello di caratteristiche. Senza la specificità dei ceppi non è di solito possibile formulare dichiarazioni scientificamente valide riguardo a un batterio.
- Confezionamento: per i probiotici la confezione riveste un ruolo decisivo. Di norma, i batteri prima dell’uso si trovano in uno stato di “letargo”, da cui si svegliano a contatto con l’umidità. Se i batteri, ad esempio, entrano a contatto con l’umidità dell’aria (in caso di confezionamento in barattoli e sacchetti), si risvegliano prima del tempo e muoiono di fame, non trovando cibo di cui nutrirsi. Lo standard di riferimento (gold standard) prevede l’utilizzo di cosiddetti blister in alluminio-alluminio (vedi figura).
Per alcuni probiotici sono state documentate le seguenti proprietà:
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Rafforzamento del sistema immunitario: circa il 70% del sistema immunitario si trova nell’intestino. Dato che il microbiota è a stretto contatto con le cellule dendritiche che, in presenza di malattie, causano una conseguente reazione di difesa, i cosiddetti probiotici possono rappresentare una preziosa integrazione per prevenire una disbiosi, in grado in alcuni casi di compromettere la stabilità del sistema immunitario.
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Favorimento di una flora intestinale sana: l’importanza di un microbiota intestinale equilibrato è dimostrata quasi quotidianamente dai ricercatori. La riduzione della varietà e del numero di batteri intestinali (disbiosi) viene associata quasi quotidianamente ad altre patologie (ad esempio, spossatezza, problemi cutanei e di peso), che non si sarebbe mai pensato di ricondurre all’intestino. In presenza di sintomi di questo tipo, è pertanto opportuno tener conto tra i possibili fattori anche dello squilibrio nell’intestino e combattere la disbiosi mediante probiotici.
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Supporto della digestione: i preziosi probiotici contribuiscono ad aumentare la varietà e il numero di batteri intestinali. I vari ceppi batterici sono specializzati nello scomporre i componenti degli alimenti e aiutare l’intestino ad assorbire meglio i principi nutritivi. Ancora più importante: molti batteri intestinali, durante questo processo di assimilazione producono importanti enzimi, che sono a loro volta utili per la digestione di carboidrati, proteine e grassi.
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Riduzione dei disturbi gastrointestinali: diarrea, dolori addominali, flatulenze e stitichezza sono sintomi che tutti noi conosciamo e che, se riscontrati solo occasionalmente, non destano preoccupazione. Se i dolori addominali, però, persistono per giorni e sono state escluse gravi malattie da parte del medico, i “probiotici” possono contribuire a supportare il microbiota e pertanto l’equilibrio intestinale.
- Protezione dalle infezioni: a dosi elevate, i probiotici possono rendere difficile ai batteri nocivi insediarsi e sviluppare il loro potenziale infettivo. Un numero possibilmente elevato di batteri utili sottrae il nutrimento ai germi patogeni e crea un habitat sfavorevole, in cui questi ultimi hanno difficoltà a moltiplicarsi.
Oltre ai preparati probiotici, microorganismi preziosi sono presenti anche in vari alimenti fermentati, come yogurt, kefir o crauti. Possono perciò essere un’utile integrazione per l’alimentazione, ma nella maggior parte dei casi sono presenti solo in varietà e numero ridotto.
Kijimea K53 Advance

Conclusione
Il nostro intestino ospita circa 100 miliardi (100.000.000.000.000) di batteri. Questi svolgono molto più di un semplice ruolo di supporto collaterale nella digestione. Fin dall’inizio del nuovo millennio questa comunità di microorganismi, detta in gergo scientifico microbiota, è sempre più spesso sotto i riflettori in ambito scientifico. Il fatto che l’intestino venga considerato come il “centro del nostro benessere” si deve al suo microbiota. I ricercatori hanno scoperto il modo in cui i batteri intestinali influenzano anche il nostro sistema immunitario, proteggono da agenti patogeni, producono vitamine e influiscono perfino sul nostro umore e sul nostro cervello.
Un microbiota sano supporta il sistema immunitario su vari livelli: stimolando la risposta immunitaria, la regolazione delle reazioni allergiche e l’impedimento di infezioni da parte di germi patogeni. Viceversa, una flora intestinale alterata, una cosiddetta disbiosi, può favorire vari problemi di salute, che a prima vista sembrerebbero aver poco a che fare con l’intestino. Tra questi rientrano, oltre a sintomi di esaurimento e stanchezza, anche allergie, problemi di peso, malattie autoimmuni (come, ad esempio, psoriasi o neurodermite) e perfino malattie psichiche o sbalzi d’umore.
Un microbiota equilibrato può essere supportato tramite l’utilizzo responsabile di antibiotici, la gestione dello stress e la rinuncia ad abitudini poco sane. Spesso i cosiddetti probiotici o alimenti probiotici, come lo yogurt, sono un’utile integrazione per far fronte a una disbiosi e alle sue ripercussioni. A sostegno dei probiotici, non dovrebbero mai mancare nella dieta gli alimenti prebiotici, poiché servono come fonte di nutrimento per i batteri intestinali utili. Favoriscono la crescita di batteri utili, aumentano la produzione di acidi grassi a catena corta e migliorano la funzione della barriera intestinale e l’assorbimento di sali minerali.
In sintesi, la cura della flora intestinale sana è essenziale per supportare numerose funzioni del corpo e prevenire problemi di salute. Grazie a un’alimentazione equilibrata e a uno stile di vita consapevole puoi contribuire attivamente a supportare i batteri intestinali e migliorare quindi la tua salute.
Domande frequenti
All’interno dell’intestino vivono dei batteri?
L’intestino ospita una miriade di batteri. Circa 100 miliardi (un numero a ben 14 cifre!) popolano la parte interna della parete intestinale. Insieme formano un delicato ecosistema denominato ‘microbiota intestinale’. Questo ecosistema è comunemente chiamato anche flora intestinale.
Cos’è un microbiota?
Il microbiota è la comunità di tutti i microorganismi che popolano una determinata regione del corpo. La maggior parte di questo ecosistema è costituito da batteri, tra cui rientrano anche virus, funghi e archei. Malgrado le analogie, il microbiota è unico e irripetibile per ogni singola persona, esattamente come un’impronta digitale. I microbioti sono presenti, ad esempio, nell’intestino, sulla cute o nella regione vaginale.
Quali batteri sono utili per la digestione?
Vari batteri supportano l’intestino nella digestione, scomponendo gli alimenti tramite fermentazione e liberando in tal modo sostanze che ottimizzano questo processo. Ad esempio, tramite la produzione di determinati enzimi o acidi grassi a catena corta. Alcuni batteri che rivestono un ruolo importante nel processo di digestione sono, tra gli altri, bifidobatteri, lattobacilli, Escherichia coli e vari tipi di batteroidi e firmicutes.
Cosa sono i colibatteri?
I colibatteri fanno parte del genere Escherichia Coli e vengono spesso abbreviati in E. coli. Di norma, sono presenti nell’intestino di animali a sangue caldo, quindi anche nell’uomo. La maggior parte sono colibatteri, noti per scatenare gravi infezioni. Per la maggior parte dei ceppi, si tratta di batteri innocui, che contribuiscono alla digestione e all’assorbimento di nutrienti.
Cosa sono i firmicutes?
Il termine ‘Firmicutes’ descrive un’intera gamma di batteri intestinali che hanno in comune una struttura fissa della parete intestinale. Rientrano tra gli abitanti più frequenti dell’intestino umano. Fanno parte di questo gruppo anche gli importantissimi lattobacilli, noti per la loro proprietà di produrre acido lattico. Ma anche Clostidium, Enterococcus e Streptococcus sono classici esempi. Mentre alcuni esemplari supportano la digestione e il sistema immunitario, altre tipologie di firmicutes, in presenza di una disbiosi, possono essere collegate a patologie metaboliche come obesità e diabete.
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